Oltre il design: le friulane di Billiani

Scarpets, furlane, friulane. Nel nome di queste calzature, nate povere e trasformatesi in uno dei must have degli ultimi anni, è racchiusa la loro storia.

Le friulane nascono nell’Ottocento nelle zone rurali del Friuli e della Carnia. A cucire gli scarpets (una parola dialettale che significa ‘scarpette’) sono le donne, spesso utilizzando materiali di scarto: per la suola in gomma usano vecchi copertoni di biciclette, per la soletta pezzi di feltro e cotone o sacchi di canapa e iuta dismessi, per la tomaia scampoli di tessuto. Tutto è cucito a mano. Dopo la Prima Guerra Mondiale, gli scarpets arrivano a Venezia: è in questo momento che cambiano nome e diventano le ‘furlane’, ovvero, in veneziano, le friulane. Ad acquistarle sono i gondolieri, che le apprezzano perché sono antiscivolo e non rovinano la superficie verniciata della barca. Negli anni Cinquanta compare la prima bancarella che le vende vicino al ponte di Rialto. Queste pantofole di tessuto, che nel frattempo si sono elevate e perfezionate, piacciono per il loro spirito libero, rilassato e bohémienne, e perché incarnano un’idea di italianità molto legata a Venezia. Le friulane (a questo punto il nome è in italiano) iniziano a vedersi sempre più spesso per strada, conquistano Milano e da lì il mondo della moda.

La storia delle friulane ha più di qualche punto di contatto con la storia delle sedie di Billiani, che da classiche sedie in legno della tradizione si sono evolute senza mai perdere la componente artigianale. Per questo Billiani ha dedicato alle friulane un progetto speciale, realizzato insieme a Miez, una delle pochissime aziende friulane del settore a ispirarsi alla tecnica originaria nata alla fine dell’Ottocento.

Acquista le friulane Timènt nel sito di Miez

Le friulane di Billiani sono realizzate usando Timènt, la collezione di tessuti d’arredo ispirata al Fiume Tagliamento, disegnata da Cristina Celestino del 2020 e realizzata in collaborazione con lo storico lanificio Torri Lana. Applicare Timènt su un prodotto che non è una seduta è un modo per riaffermare il legame di Billiani con il Friuli, celebrare l’artigianalità, e unire passato e presente all’insegna del design.

Photo by Michela Nale / Mattia Balsamini
Text by Lisa Cadamuro